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15.6.15

Una culla per l'anima


Isabella Plantation è un luogo incantato, in cui contemplazione della Natura e riflessioni filosofiche si fondono intimamente.
Amo passeggiare in un ambiente organizzato con sapienza, dove tutti gli elementi rispettano un ordine definito, ma ancora concedono al visitatore l'illusione romantica che tutto sia stato lasciato al caso. 
Un giardino, indipendentemente dalle sue dimensioni, è un modo per ordinare un pezzo di Natura e dice molto della nostra relazione con essa, non ultimo il desiderio di dominare il caos esterno e interno. 



Il giardino di Isabella Plantation è un'area delimitata, all'interno di Richmond Park, in cui alti cespugli di azalee e rododendri avvolgono il visitatore in un labirinto di colori e profumi intensi.






I colori a cui è sottoposto l'occhio sono talmente accesi che è difficile distinguere il reale dalla finzione. La sensazione è di trovarsi in un vecchio film in technicolor.



Sebbene non vedremo  mai sbucare  da  quei cespugli i  munchkins  e  abbiamo capito non esistano maghi in grado di far cambiare direzione alla nostra vita, ritroveremo da soli la strada di casa che, dopo questa esperienza, sarà meno in bianco e nero.





Provo un'immensa riconoscenza per chi abbia pensato di offrire, in un modo completamente gratuito, tanta pura bellezza alle persone. Questo angolo di paradiso è aperto al pubblico dagli anni 50 e da allora è meta di turisti, ma soprattutto di londinesi che approfittano di ogni momento possibile per fare un bagno di ottimismo.


Questo pensavo fino a un paio di mesi fa.
L'idea di aver trovato un luogo creato dall'uomo eppure incontaminato, dove potersi rigenerare di luce e immagini che riscaldano il cuore. Una piantagione di pensieri positivi, una dispensa di energia nelle giornate faticose, tristi, ma anche semplicemente un posto in cui sentirsi in sintonia e in gratitudine con la Natura.


Invece ho capito, ancora una volta, che la bellezza contiene in sé aspetti molteplici e contrastanti, che la Natura accoglie e respinge allo stesso tempo. 


Cosa  abbia  spinto un uomo, quella mattina  dello scorso aprile, a scegliere  Isabella  Plantation    per togliersi la vita non lo saprò mai. Ho i brividi al pensiero che poco tempo dopo dal suo gesto, io possa aver incontrato e abbracciato, senza saperlo, lo stesso albero. 
Mi angoscia che la bellezza di questo giardino non abbia saputo allontanare dal suo animo quel proposito violento e non posso fare a meno di accettare, con delusione, che nessun luogo sia tanto speciale da lasciare fuori sofferenza e disperazione.


Tuttavia, a pensarci bene, deve essere un buon posto per morire.
Forse non a caso lo ha scelto per affidargli, con gratitudine, l'ultimo respiro.