.


31.5.15

storia di un albero


L'avevamo conosciuto nel momento del massimo splendore.
Anche dopo aver perso tutti i petali, era bellissimo.
Era il nostro albero.



Almeno così pensavo fino al giorno in cui ho visto un cartello attaccato al tronco.


Non sapevo che, quella, sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto.
Pensavo ci sarebbe stato ancora tempo per stare insieme.
Invece fu l'ultima, ora lo so.



Non riesco a dire cosa abbia provato, ieri.
Forse lui, che nemmeno sospettava di doversene separare, ha parlato per tutti e due.


17.5.15

Fog in Channel



Brighton, città bipolare, sofisticata e decadente, avvolge il visitatore in un'atmosfera surreale rendendolo vittima di un incantesimo.
La  percezione dello spazio e del tempo muta, e con essa le emozioni.


Brighton ti toglie lentamente i vestiti, ti spoglia perfino della pelle e poi lascia che l'anima, da sola, scelga nuovi pensieri per rivestirla.



Tornare in superficie richiede sempre una buona dose di coraggio e determinazione.

E' possibile guardarsi in profondità e risalire nel mondo, con lo stesso sguardo col quale siamo partiti all'inizio del nostro cammino?
Quanta luce siamo disposti a perdere, in favore di un compromesso?



Siamo anime che vagano in cerca di un'identità perduta e si scontrano, ogni giorno, le une con le altre in un incessante perdersi e ritrovarsi.


Il confronto che nasce da ogni incontro, seppur banale e fugace, ci permette di disegnare nuove coordinate e dirigere noi stessi verso ciò che desideriamo.


Oppure è meglio non desiderare e tenersi stretta la vita che abbiamo, piuttosto che rischiare di venire travolti da tempeste emotive.

A che età finiscono i sogni?


Quando dobbiamo smettere di rincorrerli?




Davvero possiamo vivere senza?


I nostri sogni impalpabili, inconfessabili e talvolta spudorati ci restituiscono un'uguaglianza di forma.




Possiamo guardarli, da lontano, tutta la vita


Seguirli come fossimo bambini.



Ostinarci a girare intorno alle nostre illusioni.


Penso che essere felici richieda un impegno costante nel convertire delusioni e rimpianti in un valore aggiunto.



Un giorno, sono andata a Brighton a cercare l'orizzonte libero del mare.
Ho trovato una nuvola densa e grigia, un liquido amniotico in cui fluttuavano persone tutte uguali.
Così ho scoperto che la nebbia non sempre è nemica ma, a volte, protegge.
Aldilà dei sogni individuali, desideriamo tutti trovare risposta alla stessa domanda.
In questo senso la nebbia ci viene in soccorso, celando verità che non siamo ancora in grado di gestire serenamente.

Ho imparato, pure, che se non riesco a vedere chiaro di fronte a me e  non sono visibile agli altri come vorrei, non significa che io non sia esattamente come mi percepisca.

Un vecchio titolo del Daily Mirror diceva "Fog in Channel. Continent cut off".
Prima del tunnel nella Manica, non c'era altro modo di mettere in collegamento Inghilterra e Europa, ma evidentemente il titolo del giornale suggeriva un'arguta interpretazione.
L'interruzione delle comunicazioni  non rappresentava un disagio per l'Isola ma per il Continente, come a significare che il popolo inglese sarebbe andato bene avanti, anche da solo.
Un atteggiamento arrogante, si potrebbe obiettare.
Eppure, se pensiamo a quante volte ci siamo trovati nella difficoltà di comunicare agli altri i nostri pensieri, potremmo scrivere una lista dei contrasti per le questioni in disaccordo, i malintesi, la fiducia mal riposta.

Allora, in alcuni momenti, l'isolamento è salvifico e distoglie da inutili comunicazioni col mondo esterno che altro ruolo non hanno se non quello di rallentare il percorso.


La sfida più importante è essere se stessi, senza rinunciare ad amare gli altri.
Perché l'isolamento è produttivo solo se temporaneo.


Siamo piccoli cuori solitari nella nebbia.
Se ci guardassimo sempre negli occhi, non avremmo più paura.