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5.6.14

L'inconveniente

"Da quando sono al mondo" - quel da quando mi pare gravato di un significato così spaventoso da diventare insostenibile. (Emil Cioran)

Può essere che insinuarsi in questo mondo equivalga a profanare un mistero, in ogni caso l'opportunità che ci è data, seppur con tutto il carico di dolore e con la consapevolezza di una fine certa, ha bisogno di essere esperita con profonda gratitudine.
Pena l'angoscia dell'assurdo, la caduta nel nichilismo.


C'è stato un tempo in cui il pensiero della morte mi si attorcigliava addosso.
Poi ho trovato una scatola capace di contenere il boa addomesticato e, da allora, capita raramente di rovistarci dentro.
Oppure continuo a fare riflessioni, ma attraverso lo sguardo filtrato dell'arte, intesa in ogni sua forma possibile.

Dall'arte ci facciamo sedurre, permettiamo che si prenda gioco di noi; perfino lasciamo che spaventi e renda il nostro animo inerme.
Se non avessimo l'arte saremmo persi, in balia dei dèmoni.


Sarà per questo, che ho iniziato la mia visita al cimitero di Staglieno rendendo omaggio all'uomo delle smorfie. 
La maschera sulla tomba di Govi mi accoglie con un sorriso benevolo e beffardo, questa è la prova che là sotto ci sia sepolto proprio lui.


Che poi a guardare certe tombe, sembra davvero di trovarsi a teatro. La rappresentazione del dolore curata nei minimi dettagli, le parole intuite, il fruscio dei vestiti, i sospiri. 
Tutto sembra reale. 



Il visitatore diventa lo spettatore di una commedia, o meglio di un dramma; e grazie a pochi indizi riesce a tratteggiare la trama delle storie che si susseguono nelle gallerie.




Cambiano le epoche, gli stili e il gusto di chi commissiona le sculture funerarie.


L'angelo androgino della tomba Oneto ha lo sguardo distante di chi non consola e nemmeno guida verso il Paradiso. E' una figura ambigua: da una parte freddo testimone del mistero del nulla, dall'altra capace di generare passioni, grazie alle sue sembianze seducenti.


L'eterno ha forse questo sguardo.


E un campo arato in un camposanto fa pensare a nuove semine, non è certo di buon auspicio.


D'altra parte si sa che "si muore tutti i giorni". Me lo dice il mio compagno camminando qualche passo avanti a me, e lascia che da sola intuisca di quali lapidi stia parlando.



No, non mi piacciono i cimiteri neppure quando sono ricchi di fascino.
Le parole chiuse nella scatola bussano per uscire e tentano di riaprire il dialogo interrotto, comincio ad averne abbastanza anche della bellezza di queste statue. 
Ma da quanto tempo siamo qui?
Arriva lui, il mio compagno, con questa foto rubata in una delle gallerie. 
Me la mostra dicendo: "Il morto più spettinato del cimitero"
Ridiamo.
"Come si chiama?" chiedo io.
"Non importa" mi risponde.
Adesso ho capito. Sorrido guardando la foto.
C'era bisogno di alleggerire un po' il peso dell'esperienza, dei pensieri che cominciavano a farsi irruenti.


Grazie signore spettinato, che ci hai permesso di sorridere un po' dei tuoi capelli. 
Sei il nostro signore simpatico del cimitero di Staglieno. 
L'unico volto vero che ricorderemo, con affetto, in mezzo a tanti visi perfetti, di marmo.


Prima di uscire, noto un cartello appeso al muro che non avevo notato entrando.
Ci  informa di uno spettacolo itinerante che andrà in scena lo stesso pomeriggio.
Peccato non tornare qui a vederlo, sarebbe stato suggestivo.

Sorrido.
"L'inconveniente di esser nati" mi sembra una frase divertente da mettere all'ingresso di un cimitero.


2.6.14

La valigia dei ricordi


Difficile spiegare Genova, città luminosa e grigia.
Non la vedevo da 10 anni, giusto il tempo che hanno impiegato a rifarle il make up.
Ora mi sembra una città vivibile, felice, almeno agli occhi del turista.