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22.1.14

E se

Ore 7 del mattino.
Papà non c'è, da qualche giorno è fuori per lavoro e nell'altra camera dorme la nonna.
Il piccolo FH che ha dormito con me nel lettone, si lamenta e rigira nel letto. Controllo se ha il ciuccio. No, l'ha perso durante la notte. 
Infilo piano la mano sotto la sua testa. Eccolo, proprio come pensavo. 
Lo metto accanto a lui, sopra il cuscino. 
Mi risistemo dalla mia parte, forse posso dormicchiare ancora un po' prima che si svegli. 
Chiudo gli occhi ma sento un rumore strano. Forse è FH, girato di spalle, a farlo con la bocca.
Poi sento distintamente il respiro del mio bambino e questo rumore. 
Impossibile riesca a farli contemporanemente.
Mi siedo sulle ginocchia e mentre cerco il suo viso nella penombra, una macchia scura guizza veloce dietro la sua testa.
Oddio, no. 
Da sotto il mio cuscino, spunta la testa di un topo.
Sono un disco rotto che sa dire solo Oddio no.

Entra mia madre con una scopa dicendomi di uscire.
Prendo in braccio il bambino e afferro con due dita il ciuccio. E' rosicchiato.
Mia madre colpisce  il topo che scappa da una parte all'altra del letto fino a scomparire.

Tremo.
All'idea del topo in casa, delle cacche trovate in soggiorno, sul divano, vicino ai giochi di FH. Com'è che si chiama quella malattia per la quale si può morire? 
Prendo una pillola per calmarmi. 

Questa roba è troppo blanda ma l'avevo comprata contando sul potere suggestivo del nome.
Una, due, tre.. quante ne posso ingoiare insieme?

Mezz'ora dopo torno in camera. Devo togliere lenzuola, copripiumone e federe dei cuscini. Devo lavare tutto, anche i vestiti che avevo lasciato sul comò.
Mi muovo con circospezione. Dove sei topolino?
Lo vedo inaspettatamente dietro un angolo, rannicchiato. E' immobile, senza dubbio morto.
E' un topino carino. 
Ho in mente il musetto sbucato poco tempo prima dal mio cuscino. Nel momento in cui era rimasto fermo a guardarmi, aveva suscitato orrore ma anche tenerezza.

Beh, non avevamo alternative caro mio. Mi dispiace ma sono sollevata di vederti così inerte.



Sono trascorse due settimane da quel mattino.
Ho riempito la casa di trappole ed esche al sapore di cheddar. 
Temevo si aggirassero indisturbati gli amici e i parenti del defunto o che nuovi arrivassero a farmi saltare le coronarie. 
Da allora, ogni notte, uso la luce del cellulare per controllare sotto i cuscini, il piumone, la testiera del letto, i comodini.
Ispeziono qualunque cosa appena sento un rumore sospetto o immaginato.
E salto se mi sento sfiorare o ho avuto la sensazione di essere stata sfiorata.
Passo una mano sui capelli di FH, perché a volte i capelli sembrano una macchia scura vicino alla sua testa.
Appena mi accorgo che il ciuccio non è sulla bocca, lo cerco. Svito il tappo ermetico del thermos e lo metto dentro al sicuro, come in un bunker antiatomico. 

Quando comincerò a rilassarmi?
Per la verità, salto meno rispetto alle prime notti.
Però ieri, ad esempio, il papà ha allungato il piede dalla mia parte e io sono volata in piedi sul letto.

Penso che ci vorrà un po' per superare il trauma.
Mi viene in mente il potere catartico delle fiabe raccontate ai bambini.
Storie che aiutano a esorcizzare le loro paure inconsce, indirizzandoli verso un sano sviluppo psicologico.

Vado a prendere quel libro che a Natale ci ha regalato l'amico E.
E sì che quando l'ho sfogliato la prima volta ho avuto un po' d'ansia al pensiero di un topo che rosicchia un bambino... ma poi mi son detta fosse solo una buffa storia inventata.



Lo riapro a distanza di tempo e mi sorprendo nel vedere descritta così in dettaglio la mia paura più grande.
La costante di queste notti. 
Il timore insomma che  questa cosa che non riesco nemmeno a nominare possa avvicinare la sua bocca o le zampette al mio bambino.
E io ci provo a eSORCIzzare la paura, ma è difficile.


E leggo, cercando di cogliere l'ironia delle immagini che l'autore ha creato per questa storia assurda.



Mi sforzo di sorridere a tutti quei E se ti rosicchio una mano? E se ti rosicchio la pancia? E se ti rosiccchio il collo? E se ti rosicchio un braccio? E se ti rosicchio un piede?
Tuttavia apprezzo l'idea del bambino che si trasforma ogni volta in un animale diverso per liberarsi dai guai. Mostra quanto sia importante la capacità reattiva nei confronti del pericolo.


Ho qualche esitazione, invece, nel trovare risolutiva la dimensione affettiva tra il topo e il bambino.




Ci provo. Magari ha ragione l'autore.


Oppure è meglio che dica addio al piano terra con giardino e cambi casa.